La febbre da mondiali di calcio travolge anche i fisici. A partire dal più famoso di tutti, quello Stephen Hawking, malato di Sla, inchiodato all’immobilità quasi totale sulla sua sedia a rotelle supertecnologica, ma con una intatta lucidità di pensiero, e, da buon inglese, un notevole senso dello humor. E allora invece di andare a scovare altri buchi neri nell’Universo, la sua autentica specialità, ha pensato bene di divertirsi a trovare i buchi nella difesa della nazionale inglese e a dare suggerimenti all’ allenatore Roy Hodgson.
Formule e formazione alla mano ha suggerito di utilizzare un modulo 4-3-3, che Hawking ritiene “scientificamente” più adatto a proteggere la rete inglese. Consiglia poi di evitare le temperature elevate, soli 5 gradi di troppo dimezzerebbero le possibilità di vittoria degli undici di sua Maestà, mentre giocare in località di collina, circa 500 metri sul livello del mare, sarebbe un vero toccasana. Siamo autorizzati agli scongiuri, l’Inghilterra è il primo avversario dei nostri azzurri, urgono contromosse tattiche, come un intervento del premio Nobel Carlo Rubbia che suggerisca a Prandelli la traiettoria di un calcio d’angolo perfetto o la triangolazione giusta per entrare in porta con il pallone.
Intanto c’è chi ha già il nome del campione del mondo. Un serioso professore di statistica dell’Università di Innsbruck ha preconizzato che il Brasile padrone di casa si cucirà un’altra coppa sulla maglia verdeoro. Facile previsione, direte voi. Ma il professore ha incrociato un gran numero di dati, compreso il fattore campo e le indiscrezioni di 22 bookmaker per arrivare a questo risultato. Fra l’altro ha precedenti di tutto rispetto, avendo scientificamente azzeccato già tre campioni mondiali ed europei. Secondo i suoi calcoli il Brasile avrà il titolo con il 22,5% di probabilità, seguito da Argentina e Germania. L’Italia è solo settima, e ha solo il 3,5% di chances di vittoria finale.
Il pallone Brazuca
Non c’è che sperare nel pallone, studiato apposta per questi mondiali, con un nome nuovo di zecca, Brazuca. Dall’edizione del 2006, quella del trionfo azzurro, ogni mondiale ha il suo pallone. Non pensiate che un pallone valga l’altro, basta che sia tondo. Non è davvero così. Il pallone a 32 pannelli, in cuoio e cuciti a mano, quello tradizionale insomma, è stato archiviato nel campionato tedesco dove ha debuttato uno nuovo, con 14 pannelli non cuciti ma incollati. E così è stato anche per i mondiali del Sudafrica, dove il pallone aveva otto pannelli incollati. Queste variazioni sono state molto criticate dai giocatori, soprattutto il terribile Jabulani sudafricano, diventato presto un vero spauracchio per i portieri, che non ne capivano mai la traiettoria, come per gli attaccanti, che rischiavano una figuraccia ad ogni tiro.
Ora si cambia ancora. Brazuca avrà sei pannelli e per scongiurare le possibili cattive sorprese sul campo da gioco è già stato testato in laboratorio, all’Università Tsukuba, in Giappone. Il pallone mondiale è stato valutato nella galleria del vento, preso a calci da un robot, sezionato e analizzato. E allora si è avuta la conferma che il modo in cui viene realizzato un pallone ha un effetto notevole sulle traiettorie che percorre in aria.
Ciò che conta di più nel movimento è la resistenza aerodinamica, quella forza che lo fa muovere, girare, abbassare o curvare in modi inattesi. Più un pallone è liscio, maggiore è la resistenza aerodinamica quando aumenta la velocità, nei tiri violenti quindi, nei lanci profondi. Le cuciture del cuoio garantivano maggiore attrito, quindi minori sorprese. Viceversa con i pannelli incollati anziché cuciti, i palloni mondiali si sono fatti via via sempre più lisci, e quindi più imprevedibili. Per questo Jabulani era così detestato dai giocatori. Con Brazuca si è corsi ai ripari, è disseminato di minuscole protuberanze, in modo da minimizzare le traiettorie pazze e indesiderate. Il robot, programmato per calciare con la stessa forza, ha provato i tre palloni degli ultimi mondiali più quello tradizionale a 32 pannelli. E il pallone “brasiliano” è risultato quello con la traiettoria più stabile, mentre il famigerato Jabulani sudafricano si è confermato un vero disastro “aerodinamico”.
Pallone promosso, quindi, almeno in laboratorio.
Ora non resta che metterlo alla prova sul campo: vorremmo vederlo saldamente tra i guantoni di Buffon, morbidamente accarezzato dal piede di Pirlo, scaraventato in rete con violenza da un bolide di Balotelli. Questa volta non ci saranno scuse: se sbaglieremo non si potrà dare la colpa a un pallone “matto”