E’ ora di accometare!

La ricerca spaziale richiede tempo. E tanta pazienza. 10 anni ci sono voluti per fare arrivare la sonda Rosetta fino all’appuntamento con la cometa 67PChuryumov-Gerasimenko.

 

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La sonda Rosetta e il lander Philae in una simulazione

 

E quasi altrettanti  per progettare questo laboratorio volante, studiare le traiettorie, misurare le “fruste” gravitazionali vale a dire le spinte verso l’esterno sfruttando pianeti e satelliti. Calcoli difficili e, come abbiamo scoperto adesso, di una precisione incredibile. Un viaggio di circa sei miliardi di chilometri per arrivare al bersaglio quasi al centimetro. E ora il grande momento, atteso da più di un decennio,  è arrivato. Da Rosetta si staccherà una sonda figlia, il lander Philae, che avrà il compito di “accometare”, scendere sulla superficie della cometa. L’operazione non è priva di rischi, il nucleo della cometa – immaginate una grossa patata con due bozzi – si muove molto, la superficie è accidentata.

 

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La Cometa 67PChuryumov-Gerasimenko in una foto inviata da Rosetta

 

Basta uno scarto, un inciampo e anni di lavoro possono andare in fumo. Dita incrociate all’Esa – European Space Agency – alla gemella Asi, l’Agenzia Spaziale Italiana, e all’Inaf, l’Istituto Nazionale di Astrofisica, i partner dell’esperimento, aspettano il momento in cui Philae – sul quale sono montati molti strumenti italiani – si aggancerà al suolo e inizierà a studiare la composizione della cometa e la sua attività. Le comete infatti sono tra i copri celesti più affascinanti e misteriosi.  Nascono ai confini esterni del Sistema Solare, quelle a più lungo raggio nell’incubatrice   della  Nube di Oort, una specie di grande sfera, dove pullulano  miriadi di piccoli corpi planetari ghiacciati. La Nube si trova lontanissima dal Sole, tra 20.000 e 100.000 Unità Astronomiche (UA).  In soldoni sino a oltre 3.000 volte la distanza che separa Nettuno dalla nostra stella. Le comete che hanno un periodo più breve nascono invece nella più vicina Fascia di Kuiper, e a questa categoria appartiene la Churyumov-Gerasimenko, dove si poggerà il lander Philae.

 

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Sistema Solare, Fascia di Kuiper e Nube di Oort

 

Rosetta ha avuto il suo incontro con la cometa ad agosto. E fino ad oggi non è rimasta con le mani in mano: ha scattato foto, ha circumnavigato la “patata spaziale”. Ma soprattutto ha annusato. E ha scoperto che la cometa “puzza”. Il naso di Rosetta è composto di fatto da due spettrometri di massa che possono analizzare la composizione chimica dei getti di materiale che vengono espulsi da nucleo, che formano la chioma della cometa. E ha scoperto che all’olfatto umano l’odore di 67P C-G risulterebbe disgustoso: uova marce e stallatico di fondo. E poi formaldeide con una punta di mandorla amara, il tutto condito con un retrogusto di aceto, e annegato in acqua gassata e monossido di carbonio. Davvero nauseante. Ma per fortuna Rosetta ha stomaco forte, e fra poco affonderà i denti sulla superficie con il suo Lander di modo che potremo conoscere anche il “sapore” della cometa.

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Lander Philae in una simulazione

 

Fondamentale sapere di cosa sono fatte le comete, da qui si spera di avere la risposta sull’origine della vita sulla Terra, forse portata proprio da uno di questi misteriosi girovaghi dello spazio. 67P C-G è ora a 450 milioni di chilometri dal Sole, inizia ora a squagliarsi e a formare la sua coda. Il punto clou, la minima distanza, verrà raggiunta a marzo quando sfreccerà a 300 milioni di chilometri da Sole. Insieme a Rosetta che la seguirà e scoprirà tutti i suoi segreti.

Appuntamento quindi a domani per “accometare” insieme a lei.

Diretta streaming  anche sui siti www.asi.it  e  www.esa.int

2 risposte a “E’ ora di accometare!

  1. Davvero affascinante e meraviglioso.

    Io ho collaborato con il progetto satellite “VANGARD” della US Navy, progettando la trasmittente che dal piccolo satellite grosso come un pompelmo ed alimentato con i pannelli pannelli fotovoltaici nel 1958 trasmetteva un bip bip a 2gigahertz per “telemetria per tracking” funzionante con i primi transistors al Germanio sviluppati nel laboratorio di ricerca della PHILCO a Philadelphia.

    Mario Marco Fortini

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