Acqua sì, acqua no

Ma allora, c’è o non c’è? L’acqua, intendiamo. La chimera dell’Universo, quella che è condizione indispensabile per la vita, almeno come la concepiamo noi. Sul nostro pianeta ce n’è talmente tanta che, a rigor di logica, non si dovrebbe chiamare Terra ma più correttamente Acqua, così come già viene definito a volte Pianeta Azzurro.

 

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Il Pianeta Azzurro

Ma da dove arriva tutta quest’acqua? Come si è formata? Mistero intrigante, che si cercava di risolvere anche con la missione Rosetta sulla cometa Churymov-Gerasimenko. Non sembri ironico se diciamo che è stato un buco nell’acqua. La teoria più accreditata è quella che gli oceani i mari i laghi si siano formati al seguito di impatti con asteroidi e comete, che il liquido vitale sia arrivato dallo spazio. Gli strumenti di Rosetta ci dicono che di sicuro l’acqua non è arrivata da comete come la C-G: secondo le analisi  il vapore acqueo sulla superficie della cometa è significativamente differente da quello che si trova sulla Terra. Non una sconfessione della teoria delle comete come inseminatrici di acqua e di vita sul pianeta. Solo una definizione più precisa di quale tipo di corpo celeste può aver portato l’acqua. La chiave di tutto è il rapporto tra Deuterio (D) – isotopo dell’Idrogeno (H), e  Idrogeno stesso.

Cometa

Cometa Churymov-Gerasimenko

 

Confrontando il rapporto D/H negli oceani con quello scovato nei vari oggetti celesti si può capire da dove arriva la nostra acqua, o alla peggio da dove non arriva. Ed è proprio questo che è successo con la missione Rosetta: il rapporto D/H sulla cometa è ben tre volte quello terrestre. Quindi, le comete come C-G non hanno portato l’acqua qui da noi. Sarà stato un asteroide, o una competa che arriva da molto più lontano, dalla Fascia di Kuiper. Ma di sicuro non è stata una cometa a corto raggio come la Churymov-Gerasimenko.

Dove invece l’acqua c’è stata, e tanta, è su Marte. Laghi, fiumi, più o meno come qui sulla Terra. Lo ha scoperto il laboratorio mobile montato su Curiosity, rover della Nasa che da due anni scorrazza sulla terra rossa a caccia di acqua e di vita. Il grande cratere Gale, obiettivo della ricerca, un tempo era un gigantesco lago e il monte che si trova nel suo centro – alto più di 5000 metri –  è probabilmente formato di sedimenti di questo bacino.

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Simulazione del lago nel cratere di Marte

Analizzando le parti più basse di questo monte si sono scoperte tre differenti stratificazioni: detriti riconducibili al lago, sabbia e limo portati dai fiumi che affluivano nel bacino lacustre. L’alternanza di questi sedimenti, che si ripetono, sta a significare che il lago si è formato, evaporato, e riempito di nuovo più e più volte. Ma questo non è il solo bacino di Marte, rilevazioni anche dall’alto ci raccontano di un pianeta che doveva essere umido  e mite, pieno di corsi d’acqua che si sono dissolti.

 

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Sedimenti nel cratere di Marte – Foto Curiosity

D’altronde già dalle prime osservazioni di Marte, ai tempi di Schiapparelli nel 1877, i cosiddetti “canali” avevano fatto supporre un pianeta dove un tempo scorreva molta acqua. Mancava solo la prova delle prove, e quella è stata  fornita da Curiosity. Ora sarà più facile organizzare una missione umana, a caccia delle prove di vita. Un pianeta simile alla Terra, diventato però arido e senza atmosfera. Capire perché potrebbe aiutare a salvare anche la Terra

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